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domenica 8 novembre 2009

… DI COME NACQUE LA MIA AMMIRAZIONE PER IL CONTINENTE ASIATICO

Un giorno, quando avevo sedici anni, ebbi un' illuminazione. Successe leggendo un libro sugli alfabeti mesopotamici (lo so lo so...mica normale questo qua...ma leggevo anche Topolino, non temete). Dovevo imparare una lingua folle, con caratteri diversi. Un codice che in pochi conoscessero.
La mia sete per la curiosità e il sapere lo richiedeva con insistenza.
Fu così che, scartate altre lingue come Russo e Arabo, mi accostai al mondo asiatico attraverso il Giapponese. Avevo sedici anni e dopo il liceo andavo a lezioni serali di giapponese: lingua e cultura, dalle img001sei alle otto ore settimanali.
Credo che inconsciamente lo studio del giapponese mi abbia aperto le porte di un mondo immenso, un intero continente in effetti. Un puzzle di genti senza precedenti mi si presentò tutto d' un tratto davanti. Studiare una lingua straniera da' questo effetto elettrizzante. Ti trovi improvvisamente con le chiavi di un mondo nuovo, fino a ieri sconosciuto. Credo che fino a quell' età avessi sempre visto la cucina asiatica, e in particolare quella cinese, con molto scetticismo e ignoranza.
Basti pensare che tutto ciò che sapevo di quella cucina si fermava all' epica scena della cena al Palazzo di Penkot (foto alla fine), in India, magistralmente resa in Indiana Jones e il Tempio Maledetto, uno dei film che ha segnato la  mia vita di sognatore.
Ricordate tutti il cervello di scimmia semifreddo? O il brodo in cui la mitica Willie rigira ilIMG_0561 cucchiaio speranzosa, facendo venire a galla nugoli di occhi inquietanti? Beh chi l' ha visto saprà certamente di che cosa parlo. Chi non l'avesse visto ci faccia un giro. Merita.
Ecco dicevo, i miei pregiudizi si fermavano là. Fino all' età di 14-15 anni credo, ero più che certo che ad Est dell' Europa non si  mangiassero che insetti ancora vivi e cervelli di scimmie semifreddi. Tornerò presto a parlare di queste cose, ma ora cerco di non divagare. Il giapponese mi aiutò ad abbattere quei pregiudizi. Inconsciamente forse. Nacque in me una curiosità sfrenata che a poco a poco mi permise di colonizzare la cucina asiatica a suon di piccole conquiste quotidiane. Dovetti, però, arrivare alla 'veneranda' età di 21 anni per buttarmi personalmente nella sfida. La mia prima creazione se non vado errato fu un maiale al curry piccante preso da un libro di cui tornerò a parlarvi e che ha decisamente cambiato la mia vita.
Fu una mezza delusione naturalmente: metà degli ingredientiMalesia404i mi erano completamente sconosciuti. Oggi a distanza di 7 anni ho passione e conoscenze sufficienti per preparare curry che arrivano a strappare ai miei amici aggettivi come  'commovente' o cose del genere (Marco, se ci sei lascia un commento...). Cos'ho imparato? Ho imparato che la ricerca di ingredienti esotici e introvabili è la fase più stimolante del lavoro. E’ un po’ come un paziente lavoro di ricerca, da mercatini a negozi etnici fin sulla rete. E imparare a padroneggiare spezie e erbe dai nomi impronunciabili continua a darmi moltissime soddisfazioni. Mi sento un po’ come il piccolo chimico :P.  Ho deciso di aggregarvi un paio di foto. In alto ci sono io nei giardini del palazzo reale di Kyoto, in Giappone. Nella seconda foto eccomi nella più grande moschea degli Emirati Arabi, ad Abu Dhabi. Infine, nella terza in Malesia, in un tempio sacro nella regione di Ipoh. E dulcis in fundo…qui in basso la scena che vi citavo all’ inizio  …. ah il dessert…cervello di scimmia semifreddo…O_o …ovvio no ?   

foto dalla rete: http://mos.totalfilm.com

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